© Gianluca Latino

Metabolismo e Dietoterapia Medica

Resilienza alla Malattia da Biomarcatori Multi Omici a Interventi di Medicina di Precisione

2025-08-24 03:24

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Metabolismo, Infiammazione Cronica Sistemica di Basso Grado (ICSBG), Stress Ossidativo, Medicina di Precisione e dei Sistemi, Medicina dei Sistemi,

Resilienza alla Malattia da Biomarcatori Multi Omici a Interventi di Medicina di Precisione

Autore: Dr. Gianluca LatinoAffiliazioni: [Indipendente]Autore corrispondente: [gianluca.latino@gmail.com]Tipo: Perspective/Mini Review strutturata sec

Resilienza alla Malattia da Biomarcatori Multi‑Omici a Interventi di Medicina di Precisione

Autore: Dr. Gianluca Latino
Affiliazioni: [Da completare]
Autore corrispondente: [gianluca.latino@gmail.com]
Tipo: Perspective/Mini‑Review strutturata secondo Template Universale
Target Journal: Nature Medicine / Nature Metabolism / Nature Reviews Disease Primers
Word Count stimata: ~3.800

Riassunto

La resilienza è la capacità misurabile di restare in salute nonostante rischio genetico e ambientale elevato.
Ha una quota stabile di tratto e una quota dinamica di stato che cambia con stress, abitudini e contesto.
Le coorti multi-omiche e proteomiche rivelano fattori protettivi e vulnerabilità, poi collegati a fenotipi clinici.
Si integrano dati biologici con psicometria, reti sociali ed exposoma per un quadro completo.
Biomarcatori chiave sono flessibilità metabolica, assetto redox, proteostasi e qualità delle reti mitocondriali.
Su questi segnali si costruiscono “resilience clocks” che stimano nel tempo la capacità protettiva per organo.
Modelli interpretabili, calibrati e validati esternamente trasformano i dati in punteggi utilizzabili.
La pratica clinica combina rischio e resilienza per screening, stratificazione e scelta di target terapeutici.
Gli interventi sono personalizzati e multimodali: esercizio, nutrizione, modulazione infiammatoria, supporto psico-sociale, riduzione delle esposizioni.
Con governance etica e criteri di fairness, la medicina diventa proattiva e guida politiche di precisione.

 

Key Points

Definizione operativa — Resilienza: capacità misurabile di mantenere salute e funzione nonostante profili di rischio genetici e ambientali elevati (trait vs state) [2–4].
Framework multidimensionale — Integrazione di domini biologici, psicologici, sociali e ambientali in modelli predittivi interpretabili [5–8].
Base di evidenza — Coorti multi‑omiche e proteomiche su larga scala (es. GNPC: ~40.000 campioni; ~300M misure) identificano fattori protettivi; APOE ε4 è vulnerabilità necessaria ma non sufficiente nel contesto neurodegenerativo [9–13,46].
Resilience clocks — Indicatori dinamici organo‑specifici, ispirati agli aging clocks epigenetici e multi‑sistema, per quantificare nel tempo la capacità protettiva [14–18].
Implementazione clinica — Pipeline per screening, stratificazione e interventi personalizzati; misure di outcome riproducibili e report secondo TRIPOD e metodiche correlate [6,20–22].
Population health — Modelli rischio‑resilienza per allocazione di risorse in emergenze climatiche e sanitarie [23–25].
Etica ed equità — Standard di fairness algoritmica, privacy e rappresentatività per evitare disparità [26–28].

 

Abstract (250–300 parole)

Background. I modelli di rischio tradizionali spiegano solo parzialmente gli esiti clinici: individui ad alto rischio possono rimanere sani, implicando meccanismi protettivi attivi, ossia resilienza [2–4].
Obiettivo. Proporre un framework operativo e misurabile della resilienza che integri multi‑omica, psicometria, contesto sociale e ambientale, e delinei percorsi di traduzione clinica [5–8].
Evidenze chiave. Grandi dataset multi‑omici e proteomici permettono l’identificazione di biomarcatori di resilienza; in ambito neurodegenerativo, APOE ε4 aumenta la vulnerabilità ma non determina da solo l’esito clinico [9–13,46]. Evidenze longitudinali collegano supporto sociale, gestione dello stress e qualità ambientale a regolazioni favorevoli degli assi neuro‑immuno‑endocrini [3,4,34–36,23–25]. I progressi negli aging clocks suggeriscono la fattibilità di resilience clocks organo‑specifici [14–18].
Framework proposto. (1) definizioni operative (trait vs state) [2–4]; (2) integrazione multi‑omica con fenotipi clinici e psicometrici [5–8,29–31]; (3) pipeline di validazione con coorti longitudinali, ML interpretabile e validazione esterna [6,20–22]; (4) traduzione clinica in strumenti di screening e interventi personalizzati; (5) governance etica e di equità nella pratica [26–28].
Implicazioni. La quantificazione della resilienza può affinare la stratificazione del rischio, identificare target terapeutici, guidare la sanità pubblica di precisione e ridurre disparità [19–22,23–28]. Limiti. Eterogeneità definitoria, rischi di bias e complessità dell’integrazione multi‑modale [6]. Conclusione. Portare la resilienza da concetto descrittivo a misura operativa è una leva concreta per prevenzione, cura e politiche sanitarie.

 

1) Introduzione e scopo

La predizione del rischio di malattia ha generato strumenti utili ma incompleti [1]. Una quota di soggetti esposti a forti fattori predisponenti non sviluppa la patologia attesa [2,5]. Qui definiamo resilienza come la capacità, quantificabile, di mantenere salute e funzione nonostante stressori biologici e ambientali [2–4]. Distinguiamo trait resilience (determinanti relativamente stabili: varianti genetiche protettive, caratteristiche psicologiche, capitale sociale) e state resilience (adattamenti situazionali: plasticità metabolica‑mitocondriale, risposta allo stress, modifiche comportamentali) [2–4,36–39]. Obiettivo: proporre definizioni, misurazioni e una roadmap di implementazione clinica e di sanità pubblica.

 

2) Fondamenti biologici: asse metabolico‑sviluppo

2.1 Finestrature critiche e programmazione (DOHaD)

Durante embriogenesi e prima infanzia, finestre critiche (gastrulazione, neurulazione, organogenesi) impostano set‑point energetici e neuro‑endocrini via circuiti epigenetici (metilazione, rimodellamento della cromatina) su geni chiave (PGC‑1α, TFAM, SIRT, PPAR) [1,2,14–17]. Variabili materne (nutrizione, stress, infezioni, ambienti tossici) modulano in modo duraturo flessibilità metabolica, immunometabolismo e risposta allo stress [1,2,10].

2.2 Reti mitocondriali e flessibilità dei substrati

La resilienza adulta si manifesta come metabolic flexibility (switch efficiente tra glucosio, lipidi, chetoni, aminoacidi), qualità del controllo mitocondriale (biogenesi, dinamiche fusione/fissione, mitofagia) e omeostasi redox [36–39,41,42]. Pannelli metabolomici e funzionali (acilcarnitine, BCAA, rapporto lattato/pyruvato, NAD+/NADH; attività complessi I–IV; potenziale di membrana) forniscono segnali candidati di resilienza biologica [37–39].

2.3 Biochimica della resilienza: assi regolatori, segnali e parametri

Sensing energetico. L’asse AMPK–mTOR–SIRT integra stato energetico (AMP/ATP), disponibilità di nutrienti e rapporto NAD+/NADH per modulare anabolismo/catabolismo e biogenesi mitocondriale [47–49]. L’acetil‑CoA, il citrato e l’α‑chetoglutarato fungono da co‑substrati/“metabo‑segnali” per acetilazioni e demetilazioni istoniche, collegando flussi metabolici a cromatina [14–16,47].
Redox e citoprotezione. Il modulo NRF2–KEAP1 regola trascrizionalmente antiossidanti (GSH, TXN, PRDX) e detossificazione di elettrofili; resilienza elevata si associa a rapida attivazione NRF2 e ripristino del rapporto GSH/GSSG dopo stress ossidativo [50–52].
Proteostasi e risposta integrata allo stress. HSP70/90, autofagia (ATG, LC3), UPRᴱᴿ e UPRᵐᵗ mantengono qualità proteica e mitocondriale; l’Integrated Stress Response (eIF2α‑ATF4‑CHOP) decide tra recupero o apoptosi [53–55].
Lipidomica di rischio/protezione. Ceramidi e DAG interferiscono con l’insulina e promuovono lipotossicità; plasmalogeni e PUFA n‑3 favoriscono resolution infiammatoria; ferroptosi (GPX4, lipid perossidi) rappresenta un failure mode metabolico‑redox [56–59].
Dinamica mitocondriale e qualità. MFN1/2, OPA1 (fusione) e DRP1 (fissione) ottimizzano la bioenergetica; PINK1–Parkin media la mitofagia selettiva; il canale MCU e il Ciclo di Krebs modulano accoppiamento Ca²⁺‑ATP [60–62].
Ormoni e mio/adipokine della resilienza. FGF21 (stato di digiuno), adiponectina (sensibilità insulinica), leptina (massa adiposa) e catecolamine orchestrano la flessibilità; β‑idrossibutirrato (BHB) agisce come ligando/epigeno‑modulatore (inibizione HDAC, HCAR2) [63–66].

2.4 Fisiologia integrata multi‑organo

Cervello. Shuttle lattato astrocita‑neurone, chetoutilizzazione via MCT1/2, protezione microgliale M2 dipendente da OXPHOS; resilienza cognitiva richiede barriere emato‑encefaliche integre e risoluzione infiammatoria [32,41,42,67,68].
Cuore e vasi. Switch substratale (acidi grassi↔glucosio↔chetone), eNOS accoppiata (BH₄) e riserva mitocondriale determinano la tolleranza allo sforzo e allo shock [36,40,60].
Muscolo. Fibre I/II, PGC‑1α‑dipendenza, mitofagia efficiente e HRV elevata correlano con resilienza sistemica [47,60].
Fegato. Cheto‑genesi (HMGCS2), ciclo dell’urea, detossificazione redox; NAFLD emerge da fallimento di flessibilità lipidica e proteostasi [56].
Rene e osmoregolazione. Trasporti (AQP2, NKCC2), RAAS, gestione dell’iperosmolarità e protezione da stress ipossico/osmotico [69].
Intestino‑microbiota. SCFA (acetato, propionato, butirrato) potenziano barriera e immuno‑resilienza; acidi biliari via FXR/TGR5 sincronizzano metabolismo e infiammazione [70–72].

2.5 Fisiopatologia e pato‑metabolismo della non‑resilienza

Inessenzialità metabolica/infiammazione. Inflexibilità substratale → accumulo di ceramidi/DAG → resistenza insulinica; ER‑stress e UPR cronica → disfunzione β‑cellula/steatosi; ferroptosi/lipoperossidazione → danno d’organo [56–59].
Immuno‑metabolismo disadattivo. T effettori glicolitici vs T memoria OXPHOS‑FAO; bias M1 pro‑infiammatorio; trained immunity epigenetica amplifica risposte alla seconda esposizione [41,73].
Neuro‑degenerazione. Disaccoppiamento glia‑neuroni, mitocondri vulnerabili (APOE ε4), difetti di clearance proteica; proteostasi fallita e neuro‑infiammazione cronica [12,32,46,55].
Cardio‑metabolico. HFpEF/diabete: stato energetico scarso, stress ossidativo, NO‑bioavailability ridotta, lipotossicità cardiaca [36,40].

2.6 Metriche e soglie operative

RQ dinamico (flessibilità substratale), VO₂peak, HRV (RMSSD), pannelli metabolomici/lipidomici (acilcarnitine, ceramidi selezionate), indici redox (GSH/GSSG), attività complessi I–IV, e punteggi di proteostasi (marcatori di UPR/autofagia) alimentano un Resilience Core Panel integrabile nei modelli clinici [37–39,47–55].

 

3) Framework multidimensionale e integrazione multi‑omica

3.1 Domini e misure minime

  • Biologico: genomica, epigenomica, proteomica, metabolomica; esiti clinici e surrogati molecolari [5–8,19].
  • Psicologico: CD‑RISC, BRS, RSA; correlati neurobiologici (prefrontale, ippocampo, reti a default) [29–33].
  • Sociale: ampiezza/qualità reti, coesione, accesso a sanità/istruzione; strumenti validati [34–36].
  • Ambientale: exposoma (PM2.5, NO₂, rumore, verde), ondate di calore e adattamento [23–25].

3.2 Integrazione dei dati

Armonizzazione cross‑piattaforma, controllo batch, modelli interpretabili con variabili causali candidate e validazioni interne/esterne [6,20–22]. I grandi atlanti proteomici e consorzi (es. plasma proteome, GNPC) abilitano la scoperta di profili protettivi e vulnerabilità sistemiche [19,46]. Il quadro omnigenico fornisce contesto per reti diffuse di protezione e rischio [8].

 

4) "Resilience clocks": concetto e sviluppo

Ipotesi. Organismi e organi differiscono per traiettorie di resilienza; come per gli aging clocks epigenetici, si costruiscono punteggi che stimano una “età di resilienza” rispetto all’età cronologica [14–18].
Training. Gold‑standard: individui ad alto rischio che rimangono liberi da malattia in follow‑up prolungati; feature multi‑omiche + fenotipi funzionali; output continuo con IC95% [14–18,20–22].
Validazione. Coorti indipendenti, test di calibrazione e decision‑curve; audit di fairness per sottogruppi demografici [22,26–28].

 

5) Metodi della presente revisione

Tipo: mini‑review narrativa con focus traslazionale. Fonti: linee guida, revisioni sistematiche e studi primari indicizzati (biologia dello sviluppo, immunometabolismo, aging clocks, coorti multi‑omiche, psicometria, sanità pubblica ambientale). Criteri: priorità a studi con disegno longitudinale, campioni ≥500, validazioni esterne o metodi di riduzione del bias [6,20–22]. Non è una revisione sistematica; ove possibile si riportano riferimenti rappresentativi di alta qualità.

 

6) Proposta metodologica per studi sulla resilienza

Disegno. Coorti prospettiche (≥5 anni), arricchite per esposizioni e rischio, pre‑registrate [6,20].
Dati. Multi‑omica + psicometria + exposome + indicatori sociali; standard di qualità e reporting (TRIPOD/CONSORT/ROB2/PROBAST) [20–22].
Modelli. ML interpretabile; metriche: AUC, Brier, calibrazione; definizione di effetto di resilienza come interazione rischio×protezione [21,22].
Output clinici. Punteggi individuali e per organo con soglie operative; indicazioni d’uso clinico e in sanità pubblica [19–22].

 

7) Implicazioni cliniche e percorso di implementazione

7.1 Screening e stratificazione

Modelli ibridi Rischio + Resilienza per decisioni preventive, ottimizzazione di soglie terapeutiche e follow‑up [20–22,35].

7.2 Interventi personalizzati

  • Biologico: esercizio periodizzato, nutrizione personalizzata, target mitocondriali, controllo dell’infiammazione; impiego cauto di modulatori farmacologici con razionale biologico e prove di meccanismo [36–39,41,42,63–66].
  • Psicologico: CBT, MBSR, training di resilienza con outcome biologici e clinici [29–31,32].
  • Sociale: social prescribing, programmi di coesione e supporto tra pari [34–36].
  • Ambientale: riduzione esposizioni nocive, accesso a verde, mitigazione del calore [23–25,70–72].

7.3 Monitoraggio digitale

Wearable, sensori ambientali, app per il benessere; aggiornamento dinamico dei punteggi e feedback a pazienti e clinici [A3].

 

8) Box Timeline (2014 → 2025)

2014 — Stress e immunità: basi biologiche della resilienza [4].
2015 — Consolidamento psicometrico (scale validate) [29].
2016 — Effetti epigenetici transgenerazionali (asse HPA) [10].
2018–2020 — Evoluzione degli orologi epigenetici (PhenoAge, GrimAge, ritmi di invecchiamento) [15–17].
2023 — Eterogeneità dell’invecchiamento tra sistemi [18].
2025 — Dataset proteomici di scala consortile e analisi vulnerabilità‑resilienza nella neurodegenerazione [46].

 

9) Sanità pubblica e policy

Applicazioni di precision public health: profilazione comunitaria rischio‑resilienza; allocazione mirata di risorse in ondate di calore, incendi, epidemie; valutazioni di impatto‑costo; audit di equità e monitoraggio di performance a livello di popolazione [23–28,70–72].

 

10) Etica, equità e governance dei dati

Fairness. Rappresentatività dei dati, selezione di feature non discriminatorie, audit periodici per sottogruppi [26–28].
Privacy. Consenso informato, minimizzazione dati, apprendimento federato, privacy differenziale [26–28].
Trasparenza. Condivisione FAIR di codice e metadati; versionamento e tracciabilità dei modelli [6].

 

11) Limitazioni e priorità di ricerca

Eterogeneità definitoria; necessità di coorti rappresentative e longitudinali; standardizzazione degli endpoint; validazioni esterne multi‑popolazione; studi pragmatici d’intervento per dimostrare utilità clinica e costo‑efficacia [6,20–22].

 

12) Conclusioni

La resilienza integra biologia, comportamento, contesto e ambiente. Misurata con strumenti robusti e governata da principi di equità, può spostare la medicina da reattiva a proattiva, ottimizzando prevenzione, cura e longevità sana [2–8,23–28].

 

Glossario

Resilienza (trait/state): componente relativamente stabile vs adattamento situazionale della capacità protettiva [2–4].
Metabolic flexibility: capacità di commutare tra substrati energetici in funzione della domanda [38,39].
Mitofagia: eliminazione selettiva di mitocondri danneggiati [36,37,61].
Aging clock: modello che stima età biologica da marcatori molecolari [14–17].
Resilience clock: modello proposto che stima la “capacità protettiva” nel tempo [14–18].
Exposome: insieme delle esposizioni ambientali lungo l’arco di vita [23–25].
Decision‑curve analysis: metodo per valutare l’utilità clinica di un modello predittivo [22].
Social prescribing: prescrizione di attività sociali/ambientali per salute e benessere [34–36].
Fairness algoritmica: proprietà di un sistema predittivo di non introdurre disparità ingiustificate [26–28].
TRIPOD/CONSORT/ROB2/PROBAST: standard per il reporting e la valutazione di studi predittivi e trial [20–22].

 

Appendice A — Riferimenti con valore probatorio (tipo, sintesi, utilità)

[1] Barker DJ. DOHaD — Origini fetali delle malattie adulte. Tipo: review storica; Valore: CONSOLIDATED; Utilità: cornice per finestrature critiche.
[2] Hanson MA, Gluckman PD. Programmazione precoce della salute. Tipo: review; Valore: CONSOLIDATED; Utilità: basi biologiche dello sviluppo.
[3] McEwen BS. Mediatori dello stress e salute. Tipo: review NEJM; Valore: CONSOLIDATED; Utilità: allostasi, carico allostatico.
[4] Dhabhar FS. Stress e immunità. Tipo: review; Valore: CONSOLIDATED; Utilità: legami psico‑immuni.
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[8] Boyle EA et al. Omnigenic model. Tipo: perspective; Valore: PRELIMINARY/CONCEPTUAL; Utilità: reti poligeniche diffuse.
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[11] Farrer LA et al. Effetti età/sesso/etnia su APOE‑AD. Tipo: meta‑analisi; Valore: CONSOLIDATED.
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[17] Belsky DW et al. Velocità di invecchiamento. Tipo: studio; Valore: CONSOLIDATED.
[18] Tian YE et al. Invecchiamento eterogeneo multi‑organo. Tipo: studio Nat Med; Valore: CONSOLIDATED.
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[20] Collins GS et al. TRIPOD. Tipo: linee guida; Valore: CONSOLIDATED.
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[23] Gasparrini A et al. Temperature e mortalità. Tipo: multi‑paese; Valore: CONSOLIDATED.
[24] Hajat S et al. Caldo e morbidità. Tipo: epidemiologia; Valore: CONSOLIDATED.
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[26] Obermeyer Z et al. Bias in algoritmi sanitari. Tipo: studio; Valore: CONSOLIDATED.
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Sezioni opzionali per impaginazione finale

  • Figura 1. Schema dei domini della resilienza e pipeline di misura.
  • Figura 2. Assi biochimici della resilienza (AMPK–mTOR–SIRT; NRF2–KEAP1; UPRᴱᴿ/UPRᵐᵗ; lipidomica rischio/protezione).
  • Figura 3. Resilience clock: sviluppo, calibrazione e validazione.
  • Tabella 1. Pannelli minimi di biomarcatori per dominio (biologico, psicologico, sociale, ambientale).
  • Tabella 2. Checklist FAIR/Equità per implementazione.

 

Corrisponding author: Gianluca Latino
Conflitti di interesse: nessuno dichiarato.
Finanziamenti: nessuno.
Disponibilità dei dati: non applicabile (articolo di revisione).
Approvazione etica: non richiesta.