La Sindrome da Fatica Cronica (CFS), nota anche come encefalomielite mialgica (ME), è una condizione debilitante caratterizzata da affaticamento persistente e altri sintomi fisici e cognitivi. Recenti studi, inclusi quelli pubblicati su Nature Communications, forniscono prove che supportano la natura fisiologica della CFS, distinguendola chiaramente da un disturbo psicosomatico. Di seguito, vengono riassunti i principali risultati della ricerca su ME/CFS. I pazienti con ME/CFS mostrano differenze significative nel sistema immunitario, come un aumento delle cellule B naive e una diminuzione delle cellule B della memoria. Inoltre, è stata rilevata un'attivazione delle cellule T, con livelli elevati di PD-1, un marker di esaurimento delle cellule T. Sono state osservate differenze nella diversità microbica intestinale tra i pazienti con ME/CFS e i soggetti sani. Queste alterazioni potrebbero contribuire alla disfunzione immunitaria e sistemica. I pazienti con ME/CFS mostrano una ridotta capacità cardiorespiratoria, evidenziata da un VO2 di picco inferiore durante i test da sforzo cardiopolmonare (CPET). Questa diminuzione è correlata a un'incompetenza cronotropa e a un decondizionamento fisico. È stato riscontrato un aumento dell'attività simpatica e una diminuzione dell'attività parasimpatica, indicando una disfunzione del sistema nervoso autonomo. Gli studi di imaging cerebrale hanno rilevato una ridotta attività nella giunzione temporoparietale, un'area del cervello che coordina le azioni motorie. Durante i compiti di presa manuale, i pazienti con ME/CFS mostrano una diminuzione dell'attività cerebrale anziché un aumento. I pazienti con ME/CFS tendono a evitare compiti più difficili, anche quando la ricompensa è mantenuta costante. Questa preferenza è correlata a una diminuzione dell'attivazione cerebrale nelle aree coinvolte nella valutazione dello sforzo. I livelli di DOPA, DOPAC e DHPG nel liquido cerebrospinale sono diminuiti nei pazienti con ME/CFS, suggerendo una diminuzione della biosintesi centrale delle catecolamine. Questi neurotrasmettitori sono coinvolti nella regolazione dell'umore, della motivazione e della fatica. Sono stati osservati livelli alterati di metaboliti del triptofano, suggerendo una ridotta segnalazione della serotonina, che potrebbe contribuire ai sintomi cognitivi e dell'umore nei pazienti con ME/CFS. I pazienti con ME/CFS mostrano una diminuzione della funzione baroriflesso-cardiovagale e tempi di recupero più lunghi dopo la manovra di Valsalva, indicativi di una regolazione autonoma alterata. Attualmente non esistono trattamenti efficaci che modifichino la malattia per ME/CFS. Tuttavia, l'identificazione di differenze immunitarie, cardiorespiratorie e neurochimiche fornisce nuove direzioni per la ricerca e potenziali terapie mirate. La mancanza di biomarcatori diagnostici rappresenta un ostacolo significativo. La diagnosi di ME/CFS è spesso una diagnosi di esclusione, complicata dalla sovrapposizione dei sintomi con altre condizioni. Gli individui che soffrono di ME/CFS presentano una serie di disturbi, tra cui: La malattia si presenta spesso in comorbidità con fibromialgia, colon irritabile, allergie e ipersensibilità, o disturbi dell’umore come la depressione. Si osserva inoltre un calo misurabile (e non attribuibile ad altre cause) nella capacità di svolgere attività che erano di routine prima dell’insorgere della malattia. La fatica conseguente a queste attività, fisiche e mentali, è del tutto sproporzionata rispetto alla loro entità. Le persone colpite da CFS possono avere problemi nel mantenere un ciclo sonno-veglia normale, mostrando quindi sia insonnia sia difficoltà nel restare sveglie. Tutti i sintomi possono variare di intensità nel corso di giorni, settimane o mesi, e alcuni pazienti vanno incontro a periodi di remissione. La ME/CFS può avere vari livelli di gravità, da lieve fino a molto grave. Nel primo caso l’autonomia non è compromessa, ma si possono ridurre fortemente le interazioni sociali e gli hobby. Le persone colpite hanno energie limitate per qualunque attività diversa da quelle necessarie come il lavoro e hanno bisogno di molto riposo. In caso sia molto grave, i pazienti possono essere costretti a letto e necessitare di assistenza per nutrirsi, per l’igiene personale e, in alcuni casi, perfino per deglutire. È frequente che la sindrome da fatica cronica sia confusa con altri problemi o con le loro conseguenze in grado di provocare sintomi simili. Tra questi vi possono essere: La ME/CFS può essere anche scambiata per long Covid, la recente malattia cronica di cui soffre una parte non trascurabile delle persone che hanno contratto il virus SARS-CoV-2. Tra i sintomi comuni alla CFS e al long Covid vi è per esempio uno stato confusionale persistente noto come brain fog. Per la diagnosi della ME/CFS non esiste a oggi un test specifico. Si seguono perlopiù i criteri pubblicati nel 2011 in seguito al raggiungimento di un consenso tra ricercatori, clinici e associazioni dei pazienti. Questi prevedono la compresenza di diversi sintomi che devono riguardare le funzioni cognitive, metaboliche, gastrointestinali, genito-urinarie e immunitarie. Linee guida più approfondite per la diagnosi e la gestione della ME/CFS sono state emesse nel 2021 dal National Institute for Health and Care Excellence (NICE) britannico. Sono stati ideati appositi questionari da sottoporre ai pazienti in modo che possano descrivere il proprio livello di affaticamento fisico, mentale e sociale. Attraverso determinati esami di imaging cerebrale, si è scoperto che le persone con la CFS hanno un metabolismo deficitario in alcune aree del sistema nervoso centrale autonomo. Inoltre, il loro sistema immunitario e quello endocrino rispondono in modo anomalo allo stress. Tuttavia, nessuna di queste caratteristiche è sufficientemente specifica da rappresentare da sola un criterio diagnostico utilizzabile nella pratica clinica. La mancanza di una definizione chiara e univoca del disturbo ha ostacolato nel tempo la documentazione storica e la possibilità di confrontare i risultati di diverse ricerche. Le cause della ME/CFS non sono note. A oggi ci sono alcune ipotesi sulle possibili origini: La grande variabilità nella sintomatologia e nel decorso della ME/CFS è probabilmente riconducibile all’esistenza di differenti sottogruppi di pazienti che mostrano una diversa suscettibilità alla malattia. La presenza di familiari già affetti può essere un fattore di rischio. In un ristretto numero di pazienti, si sospetta che l’insorgenza della ME/CFS sia ricollegabile a un trauma fisico e possa essere la conseguenza di trattamenti come la radioterapia o dell’esposizione a sostanze tossiche. Sembra invece improbabile che uno stress emotivo possa da solo innescare la malattia. In molti casi è impossibile determinare l’evento scatenante. Recentemente, i risultati di uno studio finanziato dalla azienda biotecnologica britannica PrecisionLife hanno mostrato un legame forte tra la ME/CFS e uno specifico insieme di varianti genetiche. Molti dei geni coinvolti sono associati a una maggior vulnerabilità allo stress fisico e alle infezioni, alle disfunzioni metaboliche e ai problemi del sonno. Se confermati, questi risultati potrebbero portare a un miglior approccio diagnostico e terapeutico per i pazienti con ME/CFS. Oggi si stima che tra i 17 e il 24 milioni di persone nel mondo soffrano di ME/CFS. L’insieme dei pazienti è molto eterogeneo e a oggi gli studi non sembrano indicare l’esistenza di gruppi etnici o socioeconomici maggiormente a rischio. Le diagnosi di ME/CFS sono 1,5-2 volte più frequenti nelle donne rispetto agli uomini, in particolare tra le lavoratrici. Il tasso di incidenza, cioè di nuovi casi, ha due picchi, nella fascia di età tra i 10 e i 19 anni e in quella tra i 30 e i 39, con una prevalenza massima tra i 40 e i 60 anni. La Sindrome da Fatica Cronica/Encefalomielite Mialgica è una condizione complessa con basi fisiologiche solide. L'attuale ricerca sta facendo luce sui meccanismi sottostanti della malattia, aprendo la strada a potenziali trattamenti e miglioramenti nella diagnosi. Tuttavia, è essenziale continuare a esplorare e comprendere le molteplici sfaccettature di questa malattia per fornire il miglior supporto possibile ai pazienti affetti da ME/CFS. Differenze Immunitarie e del Microbioma Intestinale
Alterazioni Immunitarie
Microbioma Intestinale
Funzione Cardiorespiratoria
Riduzione delle Prestazioni
Variabilità della Frequenza Cardiaca
Attività Cerebrale e Controllo Motorio
Attivazione Cerebrale
Preferenza di Sforzo
Differenze Metaboliche e Neurochimiche
Catecolamine e Metaboliti
Metaboliti del Triptofano
Disfunzioni Autonomiche
Baroriflesso Cardiovascolare
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